Lettera di Eliseo del deserto ad Enrico Letta

Un saluto a tutti voi che siete radunati in Piazza di Pietra. Mi chiamo Eliseo Del Deserto. Forse alcuni di voi avranno letto le lettere che ho pubblicato di recente sul mio blog. Grazie per il vostro affetto e la vostra stima. Spinto anche dall’entusiasmo che mi avete trasmesso, ho deciso di scrivere la mia ultima lettera, con la quale spero di poter contribuire positivamente alla nostra “battaglia”. Volevo sottolineare però, per correttezza, che la mia voce non si schiera. Non ho ancora aderito a nessuna delle organizzazioni che patrocinano la manifestazione, nonostante ne condivida l’obiettivo principale, quello di combattere contro questa proposta di legge. Augurandovi buone vacanze (io partirò venerdì…) spero di poter essere anche questa sera la voce di tutti. Con affetto sincerissimo!

Eliseo Del Deserto

Egregio Sig. Presidente del Consiglio,

mi scuso in partenza perché sono un neofita nel campo della politica: mi sto avventurando in un territorio sconosciuto e spero di farlo con il rispetto dovuto. La politica non è un gioco, così come mi rendo conto non lo è la lettera che sto scrivendo. Vorrei avere la preparazione necessaria per dare il giusto valore ad ogni parola, così come fate voi politici, che ne conoscete il potere.

Il 5 agosto verrà discussa in Parlamento la proposta di legge Scalfarotto-Leone contro l’omofobia. Una legge che mi tocca da vicino, perché sono omosessuale e perché da adolescente sono stato vittima di bullismo. Una legge che nonostante la mia storia e la mia identità disapprovo. Ciò non significa che approvi atti di violenza o di discriminazione contro le persone, significa invece che tale proposta mi sembra inutile come un uomo che vada dal medico per farsi incidere un ascesso, quando ha la gamba in cancrena. La gamba in cancrena nella nostra società è la dignità, di tutti.

Pensi! Il mio ragionamento si è sviluppato questa mattina; a causa di un guasto tecnico della metropolitana, viaggiavo stipato su una linea pubblica, mi sono dovuto rassegnare al disagio che noi passeggeri stavamo vivendo. Non c’è niente come il servizio di trasporto pubblico, soprattutto nelle ore di punta o negli scioperi, che renda evidente ad un comune cittadino che non c’è più rispetto per la persona umana. Può sembrare una sciocchezza, infatti forse lo è, (anche se la inviterei a verificare di persona) ma da questo pensiero me ne sono nati altri, e altri ancora.

Io non sono quasi più giovane, e non ho ancora un lavoro dignitoso, e condivido l’appartamento con persone che non ho scelto, mi posso permettere solo l’affitto di una stanza singola e di mantenere un’auto non se ne parla neanche. Il lavoro, che a settembre terminerà, mi piace, sono affezionato alle persone con cui vivo, e a Roma probabilmente un’auto è meglio non averla. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Entrambe le risposte sono esatte, ma c’è una metà vuota che chiede di essere colmata. La vera dignità non è mai parziale.

Socialmente non mi sento discriminato come omosessuale, ma piuttosto come giovane precario! Siamo senza futuro, senza discriminanti, omosessuali ed eterosessuali.

Dal piccolo disagio mattutino, il pensiero quindi si è allargato a macchia d’olio, dalla mia situazione alla situazione economica dei giovani e degli italiani. Non è forse un’urgenza politica questa, che supera di gran lunga la questione dell’omofobia? Che sicuramente è un problema, io stesso l’ho dovuto affrontare, ma non è certamente il più urgente.

Sono tanti i casi e le categorie che hanno bisogno di assistenza e dignità nella nostra società. Penso agli anziani sempre più soli e poveri. E’ mai stato in una casa di riposo? Se c’è stato sicuramente ne sarà uscito profondamente toccato. Io personalmente mi sono augurato di morire prima di diventare vecchio.

Penso alle persone portatrici di handicap e a quei luoghi pubblici, come tante stazioni ferroviarie, dove ancora ci sono barriere architettoniche da abbattere. Sono tanti i problemi della nostra bella nazione, voi li conoscete certamente e non è lo scopo di questa lettera farne un’analisi dettagliata.

Come omosessuale e vittima di bullismo francamente preferisco si risolvano prima queste situazioni, che sento estremamente più urgenti della mia, perché io già sono tutelato dalla legge. Certo se la legge funzionasse… Ma il problema allora non sono le leggi, bensì il loro funzionamento. Una legge in più migliorerebbe davvero le cose? Dunque invochiamo una nuova legge o il funzionamento della giustizia?

Vorrei sottoporle un altro problema. Si dice che questa legge potrebbe avere come effetto, quello di impedire alle persone di esprimere un giudizio etico negativo sull’omosessualità o sulla transessualità. Ora! Mi potrebbe andar bene che, un uomo non accetti il suo corpo e si senta infelice come maschio e di conseguenza scelga di rimodellarsi ed operarsi per cambiare sesso, mi può andar bene che un omosessuale voglia essere felice con il suo compagno e lo possa essere; ma perché io che voglio riappropriarmi della mia identità naturale di maschio, legata anche al fatto che ho effettivamente un corpo e dei genitali maschili, non posso farlo, e perché non posso dire che la mia omosessualità mi rende infelice? Perché se lo faccio io potrebbe essere offensivo al punto di considerarlo reato? E perché invece una persona che nasce maschio, si fa asportare i genitali e deve prendere degli ormoni femminili per avere fattezze da donna, non è offensiva, anzi vorrebbero venisse tutelata di più? Questo proprio non lo capisco! Mi sembra davvero che il mondo sia caduto a testa in giù! Ma in nome di quale ragione o ragionevolezza è stato smarrito ogni buon senso?

E non considero qui il fatto che sono convinto non si debba penalizzare, oltre alla libertà di opinione, anche la libertà di religione, per difendere una condizione che, certamente va difesa, ma non a discapito dei diritti fondamentali dell’uomo, per una questione che potrebbe essere sicuramente risolta diversamente!

Il terzo punto che voglio toccare nella lettera riguarda il caso del ministro Kyenge. Senza strumentalizzarne la figura o le parole di altri, mi viene da domandarmi se possiamo pensare che questo Paese sia pacificato se ancora oggi vi sono uomini che ne discriminano altri per il colore della pelle? Ma non solo! Possiamo pensare che questo Paese sia pacificato se ancora oggi gli italiani del nord e gli italiani del sud sono divisi da pregiudizi, se gli abitanti dell’Emilia discriminano quelli della Romagna, e gli abitanti di Bergamo alta discriminano quelli di Bergamo bassa?

L’omofobia è la punta di un iceberg che ha un sommerso molto più pericoloso e riguarda una vera accettazione della diversità ed un reale rispetto della dignità della persona: sia essa omosessuale, trans, uomo, donna, anziano, immigrato, meridionale o semplice passeggero di un servizio di trasporto pubblico. Credo sia più urgente, oltre che necessario, recuperare prima questo senso trasversale della dignità della persona in quanto persona, per non rischiare di considerare solo gli ascessi e trascurare le cancrene.

Cosa intendo per “vera accettazione e reale rispetto”? Accettazione e tolleranza non è far finta che l’altro non sia diverso da me. Tante volte facciamo così no? Con la gente diversa, ci sforziamo di far finta di niente, che siano come noi, ma dentro lo sappiamo benissimo che non è così. Accettare non significa nemmeno assecondare i capricci dell’altro e i suoi deliri di onnipotenza, per non sembrare un retrogrado. Se il tuo corpo non è fatto per procreare con il mio, è inutile arrabbiarsi, ci ameremo in modo diverso, l’amore ha così tante sfumature! E tanti omosessuali nel mondo la pensano come me.

Accettare la diversità secondo me significa conoscere e riconoscere che abbiamo dei limiti, intesi anche come i contorni che definiscono la mia identità in modo differente dalla tua e nonostante ciò riconoscerci come persone degne di amore e rispetto. Riconoscerci fratelli, naufraghi sulla stessa zattera. Modellare forse le asperità più insidiose dei nostri tratti, ma mai omologarci. Davvero in alcuni paesi è proibito chiamare i genitori “mamma” e “papà” per non offendere le famiglie omosessuali? Questa non è integrazione! Questo è totalitarismo omologante! Genitore 1 e genitore 2? Come ci può essere vero rispetto, se per rispettare te, devo denigrare me!

La prego Egregio presidente, prenda in considerazione le mie parole. Non lasciatevi distrarre dalle false urgenze e soprattutto non vogliate distrarci se fosse questo lo scopo di alcuni. Preferiamo un paese dove tutti possono vivere in modo dignitoso piuttosto di un paese che nel nome di una presunta modernità, possegga un i-phone ma giri con le pezze al culo. Scusi il paragone audace ed il termine poco elegante!

Con tutto il mio rispetto e la mia stima, per lei e per la dignità di questo Paese che non cambierei nemmeno con l’America!

Cordialmente

Eliseo del Deserto

Per la libertà di opinione.