Ho già avuto occasione di segnalare le esondazioni dell’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali costituito presso la Presidenza del Consiglio, Dipartimento Pari Opportunità col decreto legislativo n. 215 del 9 luglio 2003. Il decreto mira ad adeguare la legislazione italiana alla direttiva europea 2000/43/CE riguardante “parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica”. Da ultimo l’Unar si occupa invece soprattutto di omosessualità, con interventi nel campo della scuola e dell’informazione. Agli operatori dell’informazione l’Unar ha fatto recapitare “Linee guida per una informazione rispettosa delle persone Lgbt” (note anche come “Decalogo del giornalista”). Nel settore scolastico ha affidato all’ Istituto Beck la preparazione di tre opuscoli intitolati “Insegnare la diversità a scuola” destinati agli insegnanti perché inculchino negli alunni, dalle elementari alle superiori, la cultura del “gender” con avvertimento ai docenti della particolare pericolosità della religione e del ruolo diseducativo, oltre che della famiglia “naturale”, della Chiesa nella società.
Le offese alla religione e alla famiglia hanno spinto alcuni senatori a rivolgere un’interpellanza al Presidente del Consiglio, evidenziando che l’Unar agisce in materia non di sua competenza, ha violato l’obbligo di imparzialità essendosi avvalso della consulenza di un gruppo di lavoro costituito da 29 associazioni che raggruppano gli omosessuali italiani e della collaborazione dell’Istituto Beck, i cui notori pregiudizi antireligiosi “sono stati inseriti nei tre opuscoli con l’ennesima inaccettabile critica al ruolo educativo della famiglia e della morale cristiana”.
A rispondere (con ritardo) è stata il viceministro Maria Cecilia Guerra, che la delega per le Pari Opportunità, evidenziando un fatto di estrema gravità e cioè che il Dipartimento non è mai stato informato dell’iniziativa nonostante che i libri siano stati diffusi nelle scuole sotto l’egida “Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari Opportunità”, Per di più anche il Ministero della Pubblica Istruzione è stato tenuto all’oscuro della distribuzione di questo materiale didattico fra gli insegnanti. Il vice ministro ha precisato di avere inflitto al direttore dell’Unar, Marco De Giorgi “una nota formale di demerito”.
A dirla con tutta franchezza è difficile credere che ministri e vice-ministri, pur se non ufficialmente informati, non ne sapessero davvero nulla (l’iniziativa dell’Unar risale al 2013 e riguarda l’intero territorio nazionale). Vi sono state polemiche riprese dalla stampa (inclusa la “Voce”). Si dovrebbe pensare che i politici non leggano i giornali e che gli incaricati della “Rassegna stampa” abbiano escluso dagli appositi fascicoletti proprio gli articoli sull’argomento.
Comunque ciò che importa è che l’Unar non solo è andato oltre le sue competenze, ma lo ha fatto tenendo all’oscuro dell’iniziativa proprio l’organo in nome del quale pretendeva d’agire. Ovviamente l’operazione è costata denaro, a cominciare dal contratto con l’Istituto Beck siglato, a quanto riferisce il vice-ministro, nel 2012, per finire col compenso dovuto ai consulenti e i costi di stampa e distribuzione. Dal momento che si tratta di denaro pubblico, altroché nota ufficiale di demerito al direttore! Vi è materiale sufficiente, se sono esatte le notizie vice-ministeriali, perché si accerti se l’attività dell’Unar non debba trovare la sua giusta collocazione nel codice penale alla voce “peculato”. Il reato prevede la pena della reclusione da tre a dieci anni ed è perseguibile di ufficio.
F. M. Agnoli