SONDAGGIO IPSOS: SULLE “UNIONI CIVILI” GLI ITALIANI HANNO IDEE CHIARE ED EQUE

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Il recente sondaggio con cui l’istituto IPSOS ha rilevato gli umori dei cittadini italiani circa i diritti da riconoscere a coppie di conviventi omosessuali, o comunque dello stesso sesso, porta un contributo significativo al dibattito parlamentare e sociale sulle “unioni civili”.

Il 78% degli intervistati si dichiara a favore di interventi che facilitino la gestione di specifici rapporti privatistici come la trasmissione dell’eredità e l’assistenza per motivi di salute, ma il 60% ritiene che per questo scopo non sia dovuta l’estensione del regime matrimoniale, che deve continuare a riconoscere la famiglia in quanto unione tra un uomo e una donna. Una netta differenziazione, dunque, tra interventi di diritto privato tra individui e la rilevanza pubblicistica del matrimonio con cui si riconosce una famiglia.

L’opinione di maggioranza è peraltro pienamente conforme al dettato costituzionale, così come richiamato dalla Consulta, che riconosce una diversa configurazione dei diritti dell’uomo nelle formazioni sociali – come le convivenze – ove si svolge la sua personalità (art. 2), e gli specifici diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (art. 29).

Chi si esprime contro l’abbandono del matrimonio tradizionale non è però contrario ad un’equa armonizzazione legislativa a favore delle coppie di conviventi omosessuali, o comunque dello stesso sesso: ciò dimostra che alla radice di questa opinione non c’è, come alcuni vorrebbero far credere, ostilità o pregiudizi nei confronti dell’omosessualità o delle persone omosessuali, ma una precisa e positiva consapevolezza antropologica circa l’identità ineguagliabile della famiglia e del matrimonio con cui la si riconosce. Insomma, l’ennesimo colpo alla farsa mediatica dell’emergenza “omofobia”, con cui vorrebbero intimidire decine di milioni di italiani e colpevolizzare idee giuste e totalmente innocue.

Il dato del 71% di italiani contrari alle adozioni di minori da parte di coppie dello stesso sesso dovrebbe aiutare i nostri parlamentari ad escludere categoricamente da qualsiasi intervento legislativo (come la “stepchild-adoption”) la malsana idea di “correggere” per convenienze politiche la necessaria complementarietà con cui solo un uomo e una donna possono essere un padre e una madre: ricchezza nella differenza di cui ogni figlio, ogni essere umano, ha diritto prima che bisogno.

Si noti infine che rispetto ad un sondaggio dell’IPSOS dello scorso gennaio, i contrari al matrimonio tra persone dello stesso sesso sono aumentati dal 49 al 60% e i favorevoli sono scesi dal 41 al 38%.

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