Ivan Scalfarotto ne è certo: “entro due anni” in Italia il matrimonio sarà esteso anche a coppie di persone dello stesso sesso; “per forza”, aggiunge.
Intervistato oggi a ‘Un Giorno da Pecora’ su RaiRadio2 il sottosegretario alle Riforme del Pd e primo sponsor del disegno di legge anti-omofobia (che non chiarisce affatto cosa sia “omofobico” mettendo in pericolo la libertà d’opinione) afferma che “le
alte magistrature dello Stato ed anche internazionali ad un certo punto ce lo imporranno“. Nientemeno.
Alcune considerazioni. Primo: quanta superficialità nell’affermare che una modifica così grave e incisiva dell’ordinamento giuridico sarà “imposta” al popolo dai giudici, addirittura sovranazionali. Va bene che all’associazionismo Lgbt non è mai riuscito di attecchire più di tanto in Italia, nemmeno quando è stata al Governo la parte politica che più dichiaratamente ne accoglieva le istanze, ma arrivare addirittura a sperare l’entrata a gamba tesa del potere giudiziario nel campo di quello legislativo è davvero grave.
Secondo: in realtà, la legittima speranza di Scalfarotto è priva di qualsiasi fondamento empirico. Anzi, tutto quel che è capitato fino ad oggi consolida l’idea che se il movimento gay non riuscirà a cambiare, e di molto, l’opinione della maggioranza del popolo italiano (i contrari al “matrimonio” gay sono aumentati nell’ultimo anno dell’8,5%, toccando quota 60%), nessuna magistratura per quanto “alta” potrà arrivare in suo soccorso.
- Quanto alla dimensione nazionale, la Corte Costituzionale ha sentenziato nel 2010 e ribadito nel 2014 che il matrimonio previsto in Costituzione è quello tra un uomo e una donna, e ciò perché la Costituzione stessa guarda alla famiglia come la società naturale dotata di “potenziale capacità procreativa“. La Corte di Cassazione, sottostando a questa constatazione, ha anch’essa sentenziato nel 2012 e ribadito nel 2015 che sono illegittime le trascrizioni di matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso, e che coppie di persone dello stesso sesso non possono chiedere ai Comuni di avviare procedure civili di matrimonio. Le “alte magistrature” italiane finiscono qui, e si sono già espresse con assoluta chiarezza.
- Oltre la dimensione nazionale c’è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Anche in questa sede, e non dispiace certo smentire le attese di Scalfarotto, si è sempre e costantemente sentenziato che i Trattati dell’Unione Europea in nessun modo vincolano gli Stati membri a modificare il regime matrimoniale. Inoltre, ha sempre affermato la stessa Corte, il fatto che nell’Unione il matrimonio sia ancora largamente considerato per sua natura l’unione tra un uomo e una donna impedisce di rintracciare anche una sola forma di “consenso” tra i Paesi membri sul concetto di “matrimonio egualitario”.
Insomma, anche con l’intervista di oggi Scalfarotto sembra gettare il cuore oltre l’ostacolo, sopratutto però per compiacere i referenti dell’associazionismo gay che continuamente lo tallonano e gli rinfacciano i nulli risultati sul fronte dell’”Agenda Lgbt” in Italia. Stavolta, però, gli ostacoli sono due e non si lasciano aggirare facilmente per loro stessa natura. Sono il Diritto e, soprattutto, la volontà popolare.
A presidio di entrambi vigileremo anche noi de La Manif Pour Tous Italia.