Il circolo di Bolzano de “La Manif Pour Tous Italia” esprime la sua preoccupazione nell’apprendere la promozione del progetto “peer education” dell’associazione “Centaurus”, il locale circolo Arcigay, con la collaborazione del Comune di Bolzano ed il finanziamento di altri enti pubblici fra i quali anche la Provincia Autonoma di Bolzano.
Si legge dal sito internet del Comune di Bolzano di un recente incontro fra l’assessore Randi ed i rappresentanti dell’associazione “Centaurus” per dare seguito ad un protocollo di collaborazione già stilato nel dicembre del 2012 e che prevede “la promozione di una maggiore consapevolezza sui temi dei diritti civili e del superamento del pregiudizio legato all’orientamento sessuale e all’identità di genere sul territorio della città”. Durante questo incontro matura il progetto “peer education” da introdurre con sempre maggior forza all’interno delle scuole bolzanine, ma in cosa consiste questo disegno educativo? È la stessa “Centaurus” a spiegarlo attraverso il suo sito internet ed in cui, con un linguaggio geroglifico da iniziati, dice che la “Peer-Education significa imparare tra pari. Siamo convinti che i/le giovani apprendano nel miglior modo dai/dalle loro coetane*. È per questo che cerchiamo volontar* dell’età compresa tra i 16 e i 20 anni, che abbiano voglia di informare e sensibilizzare giovani e adolescenti sui temi dell’omosessualità e della transessualità.” Di qui l’invito a partecipare “sei giovane (tra 16 e 20 anni) e ti senti di identità gay, lesbica e/o trans? Sei dichiarat*, sicur* di te stess* e ti piacerebbe aiutarci ad abbattere pregiudizi ed discriminazioni legati all’orientamento e all’identità sessuale?” In pratica dei giovani, senza alcuna qualifica se non il proprio orientamento sessuale ed i propri convincimenti ideologici orientati alla teoria gender, entrano nelle scuole a parlare delle proprie esperienze.
Ma quali sono i reali contenuti di questi incontri oltre le propagandistiche dichiarazioni di prevenzione alle discriminazioni omofobiche? Nessuno lo sa ed è da questo interrogativo che nascono le nostre preoccupazioni che rivolgiamo all’amministrazione comunale ed al sindaco Luigi Spagnolli. Non vorremmo che questi incontri, non opportunamente presentati alle famiglie, si rivelassero delle occasioni di propaganda gender, ovvero quella teoria non scientifica che nega la complementarietà maschio-femmina in natura poiché considerati degli stereotipi culturali da abbattere in favore di una cultura dell’indifferentismo sessuale. Ma ancora peggio, non vorremmo che, come già accade in altre scuole italiane, in questi incontri si tengano veri e propri incontri di educazione sessuale tenuti da persone non qualificate e che propongano un modello della sessualità evidentemente orientato esclusivamente ad una visione omosessualista con altrettanti inviti alla partecipazione di feste private.