Barilla & Boldrini. «Anche noi Ostellino ci sentiamo discriminati in quanto famiglia “sessista”» di Piero Ostellino

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«Da cinquant’anni la mia famiglia assomiglia a quella della pubblicità televisiva della pasta Barilla: la moglie, che ha cucinato (bene) e che serve marito e figli; l’uno e gli altri, a tavola, in attesa di essere serviti. La famiglia di mia figlia – lei, il marito, due figli – assomiglia anch’essa a quella della Barilla. Sono quelle che si dicono comunemente due famiglie “normali” – di cui, peraltro, noi non ci vantiamo affatto – anche se io preferisco dire “tradizionali”. Ma, per la presidentessa della Camera, la mia famiglia è, invece, il segno distintivo di una cultura “sessista”. Forse, dovremmo vergognarcene.

Dopo il pubblico linciaggio del povero Barilla – bastonato per aver pubblicizzato la propria pasta rivolgendosi alle famiglie più numerose (quelle tradizionali) come suggerisce ogni manuale di marketing, e la lezione di “politicamente corretto” che ci è stata impartita – noi ci sentiamo discriminati. Penso che la signora Boldrini dovrebbe farsi promotrice di una legge contro la discriminazione degli eterosessuali. (…)

Strano Paese il nostro. Ha una ben singolare idea della democrazia. Non fa una piega se dei fanatici insultano e minacciano chi non la pensa come loro e, poi, si scandalizza perché molte mogli cucinano e servono a tavola marito e figli. Se la ragione della stranezza sta, anche qui, nell’applicazione-interpretazione, del secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione, non vedo francamente come la Repubblica potrebbe eliminare le differenze “di fatto” in questione – che sono la conseguenza della libera scelta di uomini e donne di gestire la propria sessualità come credono – se non punendo penalmente i gay come si faceva in Urss, anche di quelli maggiorenni e consenzienti, ovvero relegando le famiglie tradizionali in una condizione di minorità di fronte ad un’opinione pubblica completamente instupidita.

Diamoci, allora, una bella regolata. Noi italiani non siamo più democratici di altri popoli perché abbiamo l’irrealistico e inapplicabile articolo 3 della Costituzione e lo vogliamo applicare anche là dove sarebbe ridicolo solo parlarne. Sembriamo unicamente più stupidi. Sarebbe, perciò, bene ci si informasse tutti meglio — a cominciare dai rappresentanti delle pubbliche istituzioni — su che cosa sia la democrazia e si evitasse il politicamente corretto quando finisce palesemente per tracimare nel ridicolo. Come è accaduto nel “caso Barilla”».

Piero OstellinoCorriere della Sera

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